Angolo del tifoso
ANGOLO MILAN – Derby di fuoco e un punto d’oro
Aria di derby e la domenica pomeriggio si torna a casa prima. Roma è generosa di sole ma una partita simile merita un prepartita di raccoglimento, decisamente più autunnale. Una caratteristica che fa di un match un big match è che la vera partita comincia prima e soprattutto comincia ad essere giocata già nelle altre partite. Il derby di Milano comincia a Napoli ed è curioso come un Paese campanilista come il nostro trovi nel calcio proprio un collante simile. Un filo diretto fra città e realtà diverse ma non così lontane come ci piace e siamo abituati a crederle. Napoli-Verona termina 1-1, con grande sorpresa un pò di tutti, e la scossa arriva fino a San Siro, a quasi mille chilometri di distanza e, per l’elettricità che comincia a propagarsi nell’aria, trema persino la Madunina sulla guglia del Duomo.
Calcio d’inizio
Pioli si affida alla formazione classica, il Conte Dracula Tatarusanu fra i pali, Calabria – Kjaer – Tomori – Ballo Tourè al posto dello squalificato ed ingenuo Theo Hernandez, Tonali – Kessie in mediana, Leao – Krunic – Brahim Diaz dietro Ibrahimovic unica punta. La palla è del Milan ma la partenza non è granché. L’Inter con un buon palleggio riesce a superare la pressione alta degli avversari, a trovare spesso spazi aperti e a riproporre anch’essa un pressing convinto. E proprio da un ottimo pressing coordinato e corale nasce la prima occasione da gol, con Kessie che inspiegabilmente retrocede troppo con la palla, fin dentro la sua area di rigore, quando viene anticipato da Calhanoglu. L’arbitro vede un fallo e fischia rigore, il turco va sul dischetto e non sbaglia. La fortuna vuole che il pareggio arrivi poco dopo su autogol di De Vrij su calcio di punizione battuto da Tonali. Subito 1-1. Altro rigore per gli ospiti al 26′: Ballo-Touré atterra Darmian in area, dal dischetto questa volta va Lautaro ma Tătăruşanu lo ipnotizza. I ritmi sono frenetici e l’agonismo alle stelle. Noi torniamo a essere pericolosi al 37′ con Leão che di sinistro trova i pugni di Handanovič. Ballo-Touré si riscatta al 44′ con un salvataggio sulla linea sul tentativo di Barella a botta sicura, poi Lautaro va a centimetri dal vantaggio con un destro da centro area. Dopo il doppio brivido si va al riposo in parità.
Il secondo tempo
La ripresa si presenta in partenza con lo stesso copione: ritmi alti, potenziali pericoli per entrambe le squadre e tanta fisicità. Lautaro mette paura a Tătăruşanu al 55′ con un destro dal limite che, deviato, termina alto. Ancora gli ospiti un minuto più tardi con la volée di Çalhanoğlu su cui Džeko manca la deviazione. La pressione dei nerazzurri è importante e Pioli prova a sparigliare le carte con gli ingressi di Saelemaekers e del rientrante Rebic. Quella del croato sarà la mossa che restituirà respiro e occasioni al Milan. Infatti è proprio Ante a creare pericolo al 68′, con un sinistro sporcato da Skriniar sull’esterno della rete. Due minuti più tardi, su situazione di corner, il sinistro di Ibra gira di poco largo oltre il palo. Kalulu è decisivo due volte al 72′ per schermare i tentativi a botta sicura di Vidal a pochi metri dalla porta. Torniamo a spingere con decisione e il finale di partita è tutto rossonero: punizione di Ibra parata da Handanovič all’81’, un minuto più tardi Bennacer arriva a rimorchio su una sponda dello stesso Zlatan ma non trova la porta. Ancora noi: Rebić ci prova al volo su cross da destra, palla rimpallata. Kalulu all’88’ ci prova con il piatto a giro, fuori. Incredibile doppia occasione nostra all’89’: palo di Saelemaekers dal limite, sulla ribattuta di sinistro Kessie da buona posizione non riesce a ribadire in rete. Un derby equilibrato finisce 1-1 al 93′.
Bilancio finale
Le due squadre più forti del campionato hanno disputato una partita finita in parità nei gol ma anche in tutti gli altri numeri. Possesso palla pari, palloni intercettati 8 a testa, 16 tiri del Milan contro i 13 interisti, 404 passaggi contro 382. Non c’è un dominio di una squadra a discapito dell’altra e questo la dice lunga sull’enorme lavoro fatto dal Milan che ha recuperato un gap dall’Inter impensabile fino a un anno fa, spendendo meno della metà e coltivando un progetto sportivo ambizioso e coraggioso. Dimostrando che, con tanti giovani e i senatori giusti nei posti chiave, si possono fare grandi cose. Preziosi i ritorni di Rebic e Brahim Diaz, mentre suona come una bocciatura la sostituzione di Ballo Tourè con l’ottimo Kalulu che oramai pare essere entrato nel novero dei primi 14-15 calciatori titolari. Menzione speciale va a Tatarusanu, già dato per bollito da tutti, in preda all’isteria collettiva alla notizia del lungo infortunio di Maignan. Quella sul rigore ben battuto da Lautaro Martinez è, classifica alla mano, la parata più importante della storia recente milanista ed è l’ennesima dimostrazione di quanto sia profonda la rosa quest’anno. Costruita con pazienza e lucidità. Qualità che tornano utili anche adesso, nell’inseguimento al titolo della Serie A che, dopo la sosta, dal 20 novembre, riprenderà senza esclusioni di colpi.