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DIVERSO PARARE – La guerra incivile

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In occasione della sfida di campionato fra Verona e Napoli la curva sud del tifo dell’Hellas ha ideato – anche se l’uso del verbo ideare sembra qui inopportuno, in quanto l’ideazione presuppone una forma di pensiero intelligente – uno striscione che ha lasciato basiti gli appassionati di calcio di tutta Italia.
Una bandiera russa ed una ucraina campeggiavano al di sopra delle coordinate geografiche che identificano la città di Napoli: un invito a bombardare, insomma.

Mentre il pianeta intero guarda con angoscia mista a terrore – per ciò che il popolo ucraino sta patendo, certo, ma anche per ciò che potrebbe scatenarsi sul resto del mondo – l’evolversi del conflitto tra Russia e Ucraina, un gruppo di anime nere, anime perse, anime vuote, decide di andare oltre il Vesuvio ed il colera, oltre i terroni ed i terremotati.

I soliti cori beceri, le solite offese rozze e trasudanti livore razzista impastato con ignoranza caprina, evidentemente non bastavano più a soddisfare la fame di rabbia e disprezzo che anima parte del tifo veronese. Per dare voce al proprio odio cieco e belluino, quei sostenitori dell’Hellas Verona tirano in ballo la guerra, mancano di rispetto a chi sta combattendo, a chi sta perdendo tutto, a chi tutto ha già perso o perderà, a chi è già morto o morirà. Nulla resta più di sacro ed inviolabile, tutto può essere utilizzato, masticato, trangugiato e vomitato pur di contrapporsi ai napoletani, pur di aggredire i terroni, pur di augurare il male assoluto ai colerosi.

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La palla, dopo essere stata infilata due volte nella rete della porta veronese da un attaccante del Napoli dalla pelle meravigliosamente nera, passa agli organi della giustizia sportiva e al mondo della politica calcistica e sportiva a 360°. Toccherà infatti a loro stabilire se un gesto grave, infame, lercio nell’anima come quello compiuto dai veronesi debba ancora una volta essere derubricato, e quindi nei fatti giustificato, legittimato, condonato, usando definizioni come “atto di pochi imbecilli” o “gesto compiuto da uno sparito gruppo di facinorosi che nulla hanno a che fare col vero tifo veronese”. Definizioni, queste, alle quali mai fanno seguiti sanzioni serie.

L’alternativa, per i padroni del vapore, è quella di dare un segnale forte, squalificando a vita gli autori del gesto e lasciando fuori dal Bentegodi fino a fine stagione l’intera curva sud veronese, che in quella firma si è riconosciuta, che dallo striscione dell’infamia non ha preso le distanze.

In questi giorni capita spesso, guardando le scene raccapriccianti che arrivano dall’Ucraina, di pensare: “Meno male che qui da noi la guerra non c’è”.
Ecco, davanti allo striscione dei veronesi chi scrive ha pensato: “Meno male che in Italia non c’è una guerra civile”. E sì, perché, se ci fosse, non è neppure possibile immaginare a quali livelli di odio si potrebbe giungere da parte di chi oggi, in tempo di pace nazionale, dà voce a simili sentimenti.

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