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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – Napule è… senza infamia e senza lode

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Chi ha scelto – suo malgrado – di vedere il secondo tempo di Napoli – Roma ed ha resistito sino alla fine senza chiudere la tv, lasciare lo stadio o spegnere la radio, ha contratto un credito verso la squadra azzurra che prima o poi la società di AdL dovrebbe estinguere trovando – tra i diversi modi di adempiere – quello più naturale, vale a dire la restituzione di motivazioni, entusiasmo e… punti in classifica.

Scarica psicologicamente e deficitaria dal punto di vista fisico, la squadra di Spalletti avrebbe dovuto capitalizzare un primo tempo dominante in cui i giallorossi non hanno quasi mai tirato in porta, limitandosi a tanti scontri duri ed entrate al limite del codice penale. Ed invece – rientrati dagli spogliatoi – gli azzurri hanno tirato i remi in barca e quasi atteso lo scontato pareggio avversario, arrivato su un’azione in cui cinque difensori di casa sono riusciti a lasciar libero al centro dell’area il subentrato (ed incredulo) El Shaarawy.

Il livello assai basso della serie A 2021/2022, certificato ancora una volta in Europa, consente al Napoli di non essere ancora del tutto fuori dalla lotta al vertice, pur avendo appena un punto in più rispetto all’esperienza con Gattuso (che alla fine non valse la Champions).

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Le prestazioni (e i risultati) contro Fiorentina e Roma, però, valgono solo un piccolissimo passo in avanti in classifica, troppo poco per chi aveva il dovere quantomeno di provarci fino all’ultima giornata.

E’ un campionato che gli azzurri hanno perso tra le mura amiche, spesso con scampoli o intere  frazioni di gioco regalati ad avversari non sempre della qualità o nelle condizioni di forma degli ultimi due arrivati al Maradona.

E’ chiaro che non è finita finché… non è finita, ma il videoclip del pareggio che scontenta un po’ tutti ha in copertina la scialba prestazione di Zielinski, il risentimento muscolare di Lobotka, la faccia sconsolata di Osimhen (costretto a vedere il pareggio in piedi accanto alla panchina) ed i passi lenti e compassati dell’irriconoscibile Anguissa della ripresa.

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Quando si arriva sul rettilineo finale di una corsa assai faticosa ci sono due modi per affrontarlo: aumentando la velocità per agguantare l’agognato trionfo o accontentarsi della posizione conquistata e provare a difenderla coi denti.

La scelta, spesso, la si subisce e non la si determina, poiché dipende da come si arriva dopo l’ultima curva. Il Napoli di Spalletti è arrivato da tempo con lingua a terra, gambe pesanti e mente poco lucida. Difficile chiedere di più ad un gruppo che, probabilmente, non ci ha mai davvero creduto.

Per i bilanci veri manca ancora un mesetto, ma ciò che rimane dopo il pareggio di Pasquetta è la sensazione peggiore possibile, vale a dire quella del galleggiare a mezz’acqua per rimanere in vita, quella dell’andare avanti senza infamia e senza lode, fermandosi sul più bello, preferendo il terzo canto dell’Inferno ad un Paradiso che mai come quest’anno – per meriti propri e demeriti altrui – sembrava davvero alla portata.

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