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L’incredibile storia di Davide Possanzini: L’allievo di De Zerbi che vuole emulare il maestro

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Calcio generica
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L’incredibile storia di Davide Possanzini, ex vice di De Zerbi, e artefice del vero e proprio miracolo calcistico a Mantova che, dopo aver dominato il girone A della serie C, ha realizzato il sogno della promozione

L’incredibile storia di Davide Possanzini, ex vice di De Zerbi, e artefice del vero e proprio miracolo calcistico a Mantova che, dopo aver dominato il girone A della serie C, ha realizzato il sogno della promozione.

L’inizio

Possanzini, è stato chiamato a Mantova per ripartire dal dilettantismo. In estate, però, la rinuncia del Pordenone alla Serie C ha garantito al Mantova la riammissione in terza serie. Dopo la riammissione in serie C, nonostante la retrocessione grazie alla rinuncia del Pordenone, il Mantova ha dominato in lungo ed in largo il girone A della serie C ed è primo con 6 punti di vantaggio sul Padova e gioca il vero calcio moderno. Come vuole Possanzini. 

In estate, nel giro di trenta giorni Botturi e la proprietà si sono ritrovati a dover costruire quasi da zero la rosa: tutti i giocatori più utilizzati di questa stagione, tra titolari e riserve, sono arrivati a luglio. Possanzini ha avuto giusto un paio di mesi per assemblare la squadra. Nonostante i volti nuovi e il poco tempo a disposizione, però, il Mantova è partito subito forte con quattro vittorie nelle prime cinque giornate. Evidentemente il nuovo allenatore ci ha messo poco a impiantare i suoi principi di gioco. 

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Dunque la nuova società, molto snella, guidata da Filippo Piccoli ha deciso di ripartire dal DS Christian Botturi, reduce da un insperato quarto posto in Serie C con la Pro Sesto, e da Davide Possanzini in panchina. Proprio l’allenatore ha contribuito attraverso il suo calcio, ad emozionare e a entusiasmare gli animi. Ha anche risvegliato una città e dato forza a una società comunque solida

Gli allievi di De Zerbi

Il successo di Possanzini ha confermato la grande annata del “coaching tree” di Roberto De Zerbi.

Il Nizza di Francesco Farioli, suo preparatore dei portieri al Sassuolo, è stato la rivelazione del calcio francese. La squadra, applicando le idee del tecnico, ha galleggiato a lungo tra le prime due posizioni del campionato transalpino. Il Modena di Paolo Bianco, collaboratore di De Zerbi al Sassuolo e allo Shakhtar, è in lotta per un posto ai playoff in Serie B.

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Nel girone C di Serie C, poi, il Foggia, sorta di Terra Santa per De Zerbi e i suoi estimatori, ha provato ad ovviare al brutto inizio di stagione affidando la panchina a Tommaso Coletti. Già centrocampista dei “satanelli” nell’esperienza in cui De Zerbi si guadagnò le attenzioni del calcio italiano. Coletti ha come spalla Antonio Junior Vacca. Quest’ultimo formalmente ancora giocatore del Foggia, ma che nei fatti funge da collaboratore tecnico. Sembrerebbe che per lui, il prossimo anno, sia già prenotato un posto a Brighton nello staff di De Zerbi.

Possanzini non è stato solo vice di De Zerbi, ma è stato anche suo compagno per qualche mese a Brescia. Quando gli chiedono della sua idea di calcio, in maniera un po’ fantasiosa, la fa risalire però ad un’epoca precedente rispetto al passato da vice allenatore. “La mia idea di calcio nasce in giardino. Nasce dal fatto che noi giocavamo sempre per strada, in mezzo al giardino. C’era un balcone al primo piano e ogni volta che la alzavamo, la palla andava nel balcone e non giocavamo più, perché arrivava un signore e puntualmente ce la bucava. Quindi con me si gioca la palla a terra, nasce da lì la mia idea“: è un racconto a cui potremmo anche credere, visto che “Re David”, come lo chiamavano a Brescia, da giocatore era un attaccante a cui piaceva partire da lontano per arrivare in porta.

In realtà Mantova non è la prima città in cui Possanzini prova a proporre un modello simile. Dopo aver allenato le giovanili del Brescia, a febbraio dello scorso anno Cellino, in seguito all’ennesimo esonero, lo aveva incaricato di allenare la prima squadra.

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L’esperienza di Possanzini al Rigamonti, però, è durata appena un paio di settimane. Pare che all’intervallo di una partita contro il Benevento, al termine della quale il tecnico sarebbe stato esonerato, Cellino avesse fatto irruzione nello spogliatoio, rimproverando aspramente Possanzini di voler imitare la costruzione da dietro di De Zerbi. Errando secondo il patron, poiché secondo lui sarebbe stato preferibile lanciare lungo sulla punta. Ripartire lontano da Cellino ha giovato a Possanzini, che adesso la Serie B se la sta guadagnando con le proprie mani.

Il dramma della guerra a Donetsk

Faceva parte dello staff di De Zerbi allo Shakthar Donetsk:

“Noi abbiamo vissuto quella situazione da ignoranti e incoscienti perché pensi che nel 2022 non possa accadere una cosa del genere. Eravamo stati avvisati da dicembre dall’ambasciata italiana per farci lasciare il paese perché c’erano delle avvisaglie. Abbiamo ascoltato le rassicurazioni della società ma quando si è capito che avrebbero attaccato era troppo tardi e siamo rimasti lì. Siamo stati cinque giorni nell’impotenza e nella paura prima di riuscire a tornare.

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Abbiamo aspettato e poi ci hanno aiutato a lasciare il paese. Nessuno sa che cosa può accadere, cos’è una guerra e le strategie che ci sono. Tutti pensano alle bombe che ti arrivano da sopra ma c’è un regolamento con punti da attaccare prima e dopo. Sono stati cinque giorni lunghissimi ma poi ce l’abbiamo fatta ad uscire. È una cosa che ti segna perché pensi che sia una cosa da libri di storia o da racconto dei nonni invece no. Avrei voluto condividere con quel gruppo altri tipi di esperienze ma anche queste cose servono per imparare e crescere”.

Come gioca il Mantova

Lo schieramento di partenza del Mantova è un 4-3-3. Nonostante Possanzini si conceda delle rotazioni, esiste un undici titolare abbastanza consolidato. Il portiere è Marco Festa, mentre i centrali di difesa sono Brignani a destra e Redolfi a sinistra. A destra Radaelli è il terzino più offensivo, mentre a sinistra Panizzi mantiene un atteggiamento più cauto.

In mezzo il metodista è Salvatore Burrai, monumento della terza serie italiana: classe ’87, circola tra i campi di Serie C dal lontano 2007 e ha collezionato ben tre promozioni in Serie B, con le maglie di Latina, Pordenone e Perugia. Accanto a lui Muroni è la mezzala che partecipa alla prima costruzione, mentre Trimboli occupa zone più avanzate. Il terzetto offensivo è composto dall’ala sinistra Fiore, dal centravanti Mensah e dall’ala destra Galuppini, capocannoniere della squadra con 10 gol.

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Come è facile immaginare, il 4-3-3 è solo un modo di inquadrare l’undici di partenza. In realtà il Mantova occupa il campo in maniera fluida, pur mantenendo fissi alcuni cardini del gioco di posizione come l’occupazione in contemporanea dell’ampiezza e dei corridoi intermedi.

In fase di costruzione la struttura può variare, anche a seconda dell’aggressività degli avversari. Se i rivali scelgono di aspettare più bassi, di solito rimangono a impostare tre difensori: mentre il terzino Radaelli si alza e resta aperto, il terzino sinistro Panizzi staziona basso vicino ai centrali e stringe la posizione. Così, mentre Radaelli a destra e l’ala Fiori a sinistra occupano l’ampiezza, nella fascia centrale del campo rimangono Burrai, le due mezzali e l’ala destra Galuppini che stringe.

Se gli avversari sono particolarmente cauti la struttura del Mantova in costruzione somiglia a un rombo (quindi 3+1), con Burrai vertice alto e le mezzali con Galuppini a posizionarsi in zone più avanzate.

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Se invece nel mezzo gli avversari sono più aggressivi, di solito è Muroni a rimanere più vicino a Burrai, formando così un 3+2 in costruzione. L’altra mezzala, Trimboli resta più avanzata, disposta ad alzarsi tra le linee o a rimanere in diagonale rispetto ai due di centrocampo. Galuppini, invece, occupa il centro destra della trequarti. 

Mentre i riferimenti in ampiezza – Fiori a sinistra e Radaelli a destra – e in avanti – la punta Mensah – sono piuttosto fissi. In mezzo c’è grande libertà di movimento, sempre, però, secondo uno stesso principio: nel momento in cui avviene una rotazione, una mezzala o Galuppini si abbassa vicino a Burrai, con i giocatori della fascia centrale devono saper leggere se un avversario si sposta e lascia un buco alle sue spalle. Così da muoversi per occuparlo e creare una nuova linea di passaggio che faccia progredire il gioco.

Il ruolo e le varie disposizioni della punta Mensah

Possanzini insiste sulla costruzione. Soprattutto sul non buttare via la palla: “Cercare di tenere sempre la palla, anche sotto pressione forte, una cosa su cui gli rompo le palle tantissimo”, ha detto in riferimento ai suoi giocatori dopo la vittoria di Padova.

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Ciò non vuol dire, però, che il Mantova costruisca solo sul corto. Si tratta infatti di una squadra che sa essere anche diretta.

La squadra, infatti, cerca in verticale la punta Mensah: saper giocare lungo è fondamentale. E’ importante, però, non farlo a casaccio. Anche quando lancia, infatti, il Mantova lo fa con raziocinio, alla ricerca di un vantaggio, mai per paura.

Il lancio è la soluzione da scegliere se tutte le opzioni di passaggio sono chiuse. Per renderlo proficuo, allora, il Mantova allunga gli avversari. È quello che ha fatto la differenza in due dei big match di categoria contro Vicenza e Padova.

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Infatti entrambe le avversarie hanno affrontato i “virgiliani” con un pressing alto orientato sull’uomo. Senza riferimenti liberi, il Mantova ha scelto di giocare lungo sul centravanti Mensah.

La particolarità di questo centravanti, che ha passato gran parte della sua carriera in Serie D, è che si tratta di un giocatore ben strutturato fisicamente – un metro e ottantasei di altezza – che in C riesce a proteggere palla contro qualsiasi difensore, ma che possiede anche ottima velocità a campo aperto. Mensah, pertanto, è una minaccia in profondità, sia in zona centrale, sia tagliando verso la fascia.

In prima costruzione Possanzini lascia lui e Fiori, l’ala sinistra, alti: poiché Vicenza e Padova seguivano l’uomo, i loro difensori erano costretti a rimanere bassi per controllare la loro posizione avanzata. Così, mentre il resto della squadra si alzava in pressing, i difensori di Vicenza e Padova restavano bassi, creando una voragine in mezzo al campo. Il Mantova, giocando lungo, poteva appoggiarsi al petto di Mensah o alla sua abilità nei duelli aerei. L’attaccante, nel migliore dei casi, riusciva a controllare e ad aprire su Fiori a sinistra.

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L’alternativa

In alternativa, a raccogliere la sponda o la seconda palla ci pensavano Galuppini e Trimboli. Che sono i due giocatori più avanzati del quadrilatero di centrocampo che mantiene alla base Burrai e Muroni che partivano alle spalle dei centrocampisti avversari: Mensah gioca spalle alla porta affinché Galuppini e Trimboli. In modo che i più dotati tecnicamente della rosa, possano ricevere frontalmente.

Una squadra che, sotto pressione, non abbia la possibilità di essere profonda, è una squadra molto limitata in prima costruzione. Perché ha meno sbocchi e permette agli avversari di aggredire con più coraggio e con la retroguardia più alta. Il Mantova, invece, con Mensah tiene sull’attenti le difese avversarie: la costruzione dal basso, anche in una versione più verticale, funziona proprio perché c’è la minaccia della profondità.

Non è un caso, allora, che la sconfitta più pesante di questa stagione sia arrivata contro la Triestina, un 4-1 subito a fine settembre. La squadra di Tesser ha proposto fasi di pressing alto in cui col 4-3-1-2 utilizzava il pallone come riferimento. E non l’uomo, e così evitava di allungarsi. La Triestina faceva scivolare punte, trequartista e mezzala sul lato forte, schiacciando il possesso del Mantova. In quella gara, grazie al rombo, la squadra di Tesser era stata efficiente anche in riaggressione e aveva saputo sfruttare qualche ingenuità di troppo della squadra di Possanzini con la palla. 

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La sua idea “Geniale” con Burrai

Burrai si piazza vicino al portiere sulle rimesse dal fondo:

“Se lo metto fuori dall’area lo prendono subito, invece in area non possono entrare. Burrai, in realtà, ci ha messo del suo in questa idea. L’avversario non può entrare in quella zona di campo e con il nostro modo di giocare, che vengono sui riferimenti (uomo su uomo), non vanno sul portiere altrimenti si libera un giocatore. Se il giocatore si mette lì, l’avversario può anche andare a prenderlo ma a quel punto il portiere può prendersi qualche metro e così si crea una sorta di esca per liberare l’uomo.

Burrai dà la palla al portiere e crea una linea, ma in quel momento Burrai è un giocatore libero che abbiamo: in quel caso i compagni vanno sul ‘terzo uomo’ e lo liberiamo per andare in campo aperto. Nasce dall’idea che accorciando lo spazio, se va la palla indietro e la distanza è breve si continua la pressione: allora io l’accorcio già quella distanza e se lui continua la corsa sappiamo cosa fare. Sennò Festa (il portiere del Mantova) gioca la palla”.

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Un risultato incredibile

Senza la visione di Possanzini, però, la crescita non sarebbe stata tanto rapida. A parte Burrai, infatti, non c’erano, sulla carta, nomi di grido per la categoria nel Mantova. Con l’aiuto del nuovo tecnico tutti i giocatori hanno fatto un passo in avanti. Sia dal punto di vista collettivo che individuale.

Il Mantova, col passare delle partite, è diventata una squadra capace di vincere in molti modi, non solo attraverso il gioco. Si tratta della squadra che ha segnato più gol da calcio piazzato indiretto. Statistica favorita dal precisissimo destro di Burrai – che ha anche trovato un gol olimpico contro la Pergolettese – e dai centimetri dei difensori centrali (Brignani, in particolare, ha già segnato 5 gol).

Grazie a questi risultati incredibili, la squadra lombarda è riuscita nell’impresa di dominare il girone A del campionato di serie C. Si avvia a riconquistare (prima del previsto) la promozione sul campo. Grazie alle idee innovative di un tecnico valido come Davide Possanzini, ma anche all’applicazione e all’abnegazione degli interpreti in gioco.

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Un calcio spettacolare, frizzantino, brillante e moderno: qualcuno lo ha paragonato al calcio sia di Sarri che di Spalletti nella loro esperienza napoletana, qualcun altro lo ha definito una naturale evoluzione del maestro De Zerbi. Fatto sta che Possanzini, dopo un campionato giocato in maniera intelligente, ma divertente -rasentando la perfezione- si è conquistato la promozione sul campo con il Mantova. Ma anche l’interesse di club di serie superiori.

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