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Addio Schillaci – Comunque sia, resto siciliano

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Italia
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Buochs (Svizzera), Estate 1989. Il tradizionale ritiro precampionato della Juventus è vivacizzato da una presenza fuori dagli schemi.

E’ piccolo di statura, ha la faccia bruciata dal sole e un marcato accento siculo. Talmente marcato da rendere incomprensibile ciò che dice a tutto il resto della squadra. Con la sola eccezione del terzino Nicolò Napoli, nativo di Palermo esattamente come lui. Salvatore Schillaci, per gli amici Totò, possiede, in ogni caso, altre risorse per superare le difficoltà di ambientamento. Un carattere genuino, unito ad una irresistibile mimica facciale, lo aiuta a farsi comprendere più di tanti discorsi.

E, sul campo, il suo infallibile fiuto del gol è il miglior biglietto da visita per i compagni. In fondo, in qualsiasi parte del mondo, il calcio si gioca sempre alla stessa maniera. E lui è fermamente intenzionato a restare fedele alle sue origini a prescindere dal luogo.

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Comunque sia, resto siciliano.

Il pallone come speranza

Non è una promessa, al suo arrivo a Torino ha già 26 anni. Dalle sue parti non ci sono tante possibilità per emergere, specie per chi viene da un ambiente popolare. Per molto tempo il pallone resta solo una speranza per un futuro migliore, la realtà è il suo impiego da gommista per integrare il magro reddito familiare. Almeno fino al momento in cui Totò decide di scommettere su sé stesso.

Un anno di tempo per provare a diventare un calciatore professionista. Se entro dodici mesi non avrà sfondato metterà nel cassetto i sogni di gloria e tornerà al suo precedente impiego. La sua facilità nell’andare a rete in una formazione dilettantistica attira le attenzioni del Palermo ma è destino che non debba mai giocare con la squadra della sua città. Il costo del suo cartellino è ritenuto troppo elevato, la società rosanero risponde che non se ne fa nulla.

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Schillaci viene tesserato dal Messina, ci resterà sette anni, collezionando due promozioni e un titolo di capocannoniere della serie cadetta con 23 reti. E’ il suo ambiente, è il suo stile. Comunque sia, resto siciliano.

Puro istinto

Una simile crescita è il frutto del lavoro di due padrini d’eccezione. Il primo è il Professor Franco Scoglio, un maestro che intuisce subito la sua dote migliore, il puro istinto. Lo esenta regolarmente dalla riunione tattica prepartita, con lui gli schemi non servono.

Totò è un segugio d’area di rigore, gli basta annusare l’aria per capire dove posizionarsi per impattare la sfera in rete. Il secondo è il burbero boemo Zdenek Zeman, un mago nell’insegnare agli attaccanti i movimenti giusti per bucare le difese avversarie.

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La valanga di reti dell’ultima stagione a Messina è il lasciapassare per il grande calcio, è arrivata una offerta da Torino.

Per 6 miliardi di lire Totò diventa il nuovo centravanti della Juventus. Nessun problema con il salto di categoria, gioca e segna come se si trovasse ancora in Sicilia. I problemi maggiori sono a livello di comunicazione con i media, non è concepibile che un giocatore di quel livello non riesca a coniugare correttamente i verbi durante una intervista.

La società gli procura una insegnante di italiano che gli dia ripetizioni.

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Lui, ruspante come sempre, pensa solo a portarsela a letto.

Comunque sia, resto siciliano.

Il principe e il povero

A fine stagione le reti messe a segno sono ben 15, critica e pubblico lo invocano in Nazionale per gli imminenti Mondiali casalinghi. Al c.t. azzurro Azeglio Vicini farebbe anche comodo come rimedio all’anemia da gol di cui soffre la sua squadra.

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Ma quello è il gruppo in cui comanda Gianluca Vialli e l’allenatore vorrebbe evitare conflitti di personalità. In effetti i due non si somigliano per niente: Totò è un meridionale verace e proletario mentre il suo rivale proviene da una ricca famiglia lombarda dell’alta borghesia.

Ma, esattamente come nel racconto “Il principe e il povero”, i due si ritrovano l’uno nelle vesti dell’altro.

Il Destino vuole che l’aristocratico Vialli ceda il suo posto all’umile parvenu siciliano. Un gol dopo l’altro Totò si tiene stretta la maglia sulle spalle, rendendo davvero “magiche” le notti di quell’estate. Le sue prodezze, la sua esultanza incontenibile dopo ogni marcatura, la sua inimitabile autenticità unificano emotivamente la penisola.

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E anche se la favola più bella che potesse immaginare non ha il lieto fine sperato, lui ha comunque trionfato. Mostrandosi a tutti per quello che è.

Comunque sia, resto siciliano.

Il rovescio della medaglia

Il risveglio dal sogno è fin troppo repentino. Totò impara a conoscere il rovescio della medaglia già dall’inizio del campionato successivo. E’ il bomber più temuto in circolazione, ogni difensore vuole farsi una reputazione annullandolo, è sempre più difficile andare  a bersaglio.

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Le sue prestazioni vengono sempre ritenute insufficienti, la tifoseria mugugna, i dirigenti cominciano ad avere dei dubbi. Dopo due stagioni sottotono la Juventus gli da il benservito. Il suo sostituto sarà proprio Gianluca Vialli, l’uomo a cui aveva rubato la ribalta mondiale.

L’insoddisfazione professionale lo condiziona anche nei comportamenti, al punto da minacciare platealmente un avversario dopo una partita con un inquietante “Ti faccio sparare”.

In un attimo l’eroe nazional-popolare viene considerato alla stregua di un bandito. Il trasferimento a Milano è anche l’occasione per chiudere la dolorosa vicenda della separazione coniugale dalla moglie Rita, nel frattempo innamoratasi di un suo collega.

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Per Totò è l’ennesima beffa, anche il suo orgoglio di maschio isolano è macchiato dall’etichetta di “curnutu”.

Comunque sia, resto siciliano.

Un altro mondo

Neanche la maglia dell’Inter riesce a guarirlo dall’allergia alla marcatura. Tocca nuovamente emigrare, stavolta verso una meta impensabile. Ottiene un ingaggio in Giappone, più una missione esplorativa di un altro mondo che una esperienza professionale.

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Ai tifosi del Sol levante porta in dote, oltre alla sua fama planetaria, anche un buon numero di reti. Al termine del contratto torna in Italia, ormai la sua carriera è finita.

Cerca di sfruttare la sua residua popolarità, riciclandosi in vari ruoli. Recita in fiction televisive, partecipa a dei reality show in tv, tenta addirittura la carta della politica.

Ma per tutti il suo volto resta associato a quella mitica estate del 1990, quando rubò il cuore a tutti, vivendo il suo sogno con il massimo trasporto possibile.

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Per questo avrà sempre un posto speciale nella nostra memoria, per non aver mai interpretato una parte.

Comunque sia, resto siciliano.

(Foto: Depositphotos)

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