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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVENTUS – Si può soltanto migliorare

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Vlahovic Juventus
Tempo di lettura: 3 minuti

La Juventus vince di misura la partita contro la Lazio grazie ad una autorete nel finale.

E’ stata una partita molto tattica e gli uomini di Thiago Motta l’hanno condotta puntando su un elaborato possesso palla che, però, alla fine non è stato determinante per il risultato.

Infatti, nonostante gli avversari fossero in dieci dopo appena venticinque minuti di gioco, la Juventus è riuscita ad espugnare il tenace fortino laziale soltanto grazie ad un episodio. Per quanto sia stato maldestro l’intervento del difensore biancoceleste, non si può negare, tuttavia, che nella sconfitta dei romani abbia giocato un ruolo decisivo la sfortuna.

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Non rimane, quindi, che rallegrarsi dei tre punti portati a casa e vedere le cose in positivo. Per quanto visto in campo, si può soltanto migliorare.

L’alibi regge fino ad un certo punto

Lo sappiamo bene, c’erano un bel po’ di giocatori fuori causa per squalifiche o infortuni. Ma questo è un alibi che regge fino ad un certo punto. La società sapeva benissimo che sarebbe stata una stagione lunga e faticosa e ha messo a disposizione del tecnico una rosa in cui non mancano le alternative.

E infatti, il mister italo-brasiliano ha potuto comunque schierare una formazione in cui non mancavano i nomi di rilievo. Poi sta a chi scende in campo non far rimpiangere gli assenti. Per la prima mezz’ora, o quasi, in campo si è vista una sostanziale parità, un match in cui le due squadre erano più impegnate a studiarsi che ad affondare i colpi.

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Poi un arrembante Kalulu, lanciato a rete da una intuizione di Vlahovic, veniva steso con un fallo da ultimo uomo da Romagnoli. Inevitabile l’espulsione per il laziale, pesantissima nell’economia del match soprattutto in considerazione del tempo ancora da giocare.

Ci si attendeva un assedio da parte della Juventus all’area avversaria, in contrasto con la gara anonima condotta sino a quel punto.

Si può soltanto migliorare.

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Da oggetto misterioso ad enigma

Chiavi del gioco affidate al centrocampista brasiliano Douglas Luiz. E dal primo minuto.

Finora il regista/mediano/rifinitore carioca è stato una comparsa. Ha giocato poco e ben di rado è stato scelto per far parte dell’undici di partenza. Si parla di una sua difficile adattabilità al calcio italiano e suona strano, considerato che ha giocato per anni in Inghilterra.

Si sussurra che l’allenatore non sia soddisfatto del suo atteggiamento in allenamento e suona strano anche questo, un simile lavativo non sarebbe stato titolare all’Arsenal.

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In ogni caso, per quanto visto contro la Lazio, il suo status è mutato: da oggetto misterioso si è tramutato in enigma. Non è chiaro quale sia il suo ruolo effettivo né che compiti tattici abbia in campo. Galleggia tra centrocampo e trequarti senza costrutto e non si propone mai per ricevere palla e dare il via all’azione. Appare come un corpo estraneo alla squadra, confuso ed impreciso sul da farsi.

Nel suo caso, davvero è opportuno dire che si può soltanto migliorare.

Note dolenti

Non che i compagni di reparto abbiano fatto meglio rispetto a lui. Tutt’altro: Manuel Locatelli, dopo un avvio incoraggiante, sembra tornato quello dell’anno scorso, lento e poco propositivo.

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Nicolò Fagioli  è alla perenne ricerca del tempo perduto: si accende a sprazzi e spesso si estranea dal gioco. Il figlio d’arte K. Thuram ci mette fisico e gamba ma non sa cosa fare una volta che si trova il pallone tra i piedi.

L’aspirante idolo delle folle, il giovane turco Yildiz fa fatica a trovare giocate che legittimino la presenza del numero 10 sulle sue spalle. Tirate le somme, dunque, le cose migliori della mediana della Juventus sono state le incursioni del sempre solidissimo esterno Cambiaso e la sfrontatezza del debuttante montenegrino Adzic, 18 anni e tanta voglia di stupire.

Il tempo è dalla sua parte e  si può soltanto migliorare.

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Il forzato del gol

Ovviamente l’abulia dei suoi colleghi a centrocampo penalizza sempre e soltanto lui. Dusan Vlahovic, il cannoniere serbo, colui che è destinato, per peso dell’ingaggio e fama da consolidare, ad essere un forzato del gol.

E’ il suo destino e la sua maledizione: essere presente nel tabellino delle marcature oppure essere processato sulla pubblica piazza. A nessuno interessa che il ragazzo di Belgrado si faccia in quattro per inseguire ogni pallone vagante o che impegni costantemente i difensori avversari in cruenti corpo a corpo.

Quello che vogliono da lui è una cosa sola, il pallone buttato in fondo al sacco. Una, due, tre, infinite volte. L’unica maniera per rendere accettabile il suo stipendio monstre (a partire dal prossimo anno sono 12 milioni all’anno netti) e giustificare la sua centralità nel progetto anche per le stagioni a venire.

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E se l’asfittica manovra di gioco bianconera gli pregiudica la possibilità di puntare a rete con regolarità ben vengano le autoreti a togliere la castagne dal fuoco, almeno per questa volta. Dalla prossima dovrà pensarci lui. Si può soltanto migliorare.

(Foto: Depositphotos)

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