Angolo del tifoso
ANGOLO JUVENTUS – La formula giusta
La Juventus vince in trasferta per 2 a 0 contro l’Udinese. Dopo il passo falso in casa con il Parma, gli uomini di Thiago Motta avevano bisogno di un successo convincente in Friuli per dissipare i tanti dubbi sulle loro reali capacità. La squadra ha i numeri per essere protagonista o deve accontentarsi, almeno per quest’anno, di recitare da comprimaria? L’allenatore è già in grado da fare da timoniere verso il traguardo o ha bisogno di un periodo di apprendistato per individuare la rotta che porta al successo? Nessuno si aspetta che il tecnico italo brasiliano vesta da subito i panni del profeta, ma almeno dimostri di saper assemblare al meglio gli uomini a sua disposizione e costruisca una formazione solida, in grado di mettere le basi per un futuro luminoso. Basta con le alternanze bizzarre, i colpi ad effetto, le esclusioni clamorose. E’ tempo di trovare la formula giusta.
L’alchimista in panchina
Finora il buon Thiago si è divertito a giocare all’alchimista. Ha sempre cambiato formazione, escludendo nomi eccellenti ad inizio stagione, come Danilo, per poi rispolverarli in situazioni di emergenza. I risultati si sono visti: il terzino brasiliano ha infilato una serie di errori clamorosi, la squadra ha perso punti e sicurezza. Inevitabile un suo sacrosanto ritorno in panchina: tanti ringraziamenti per quanto dato in passato, ma adesso è soltanto un peso per i compagni. Al suo posto il sempre grintosissimo Federico Gatti, uno che ha sempre sopperito alle carenze tattiche con una volontà di ferro. Lo stesso allenatore della Juventus aveva certificato la sua leadership con l’affidamento della fascia da capitano, incomprensibile la sua estromissione in alcuni match. E questi sono soltanto due degli esperimenti andati male, finora. In difesa non è ancora stata trovata la formula giusta.
Il faraone ritrovato
Non che a centrocampo le cose vadano meglio, anzi. In attesa che uno dei pezzi pregiati del mercato estivo, il regista Douglas Luiz, si decida a superare le sue paure e dimostrare quanto vale, il Mister ha sperimentato varie soluzioni. Ma se il redivivo Fagioli è ancora troppo acerbo per affidargli le redini del gioco e il tuttocampista Koopmeiners è preda dei suoi infortuni, allora la mediana bianconera è vittima della stessa povertà di idee riscontrate dalla Juventus nell’ultima gestione Allegri. E la creatività mostrata dal tecnico nei cambi non è quella che serve in campo. Unica nota lieta dei nuovi del reparto fa di nome Khéphren Thuram. Il ragazzo dal nome da faraone e dai polmoni d’acciaio, è pienamente ritrovato dopo l’infortunio di qualche tempo fa. Era noto il suo desiderio di diventare, un giorno, un’icona bianconera come papà Liliam. Ma con la prestazione odierna ha fatto seguire alle parole i fatti. Sempre deciso, concentrato e nel vivo del gioco. Sempre alla ricerca della percussione adatta a sfondare la difesa avversaria. Il gol del vantaggio è tutto merito suo, anche se la sfortuna del portiere friulano ci ha messo lo zampino. Con il suo contributo sarà più facile azzeccare la formula giusta.
Una fascia per due
Sorte diversa, invece, per l’altro figlio d’arte, l’ala Francisco Conceição. Uno dei grandi protagonisti dello spettacolare pareggio esterno della Juventus contro l’Inter si accomoda in panchina per lasciare il posto al tuttofare Timothy Weah. In questo caso, però, il test escogitato dal mago degli alambicchi Thiago Motta ha un esito felice. In attesa di capire cosa farà da grande, il rampollo dell’indimenticato George si è specializzato nel ruolo di esterno di fatica. Non si esibirà mai nei guizzi tipici del compagno ma, in compenso, assicura corsa, equilibrio e vigore agonistico su tutta la fascia. In aggiunta, alcune intelligenti sovrapposizioni. Una misurata rotazione tra i due, a seconda delle necessità, può essere una buona carta da giocare per il prosieguo del torneo. Bisogna saper dosare i vari ingredienti per arrivare alla formula giusta.
Croce e delizia
E, infine, ci sono loro due. Condannati, per motivi diversi, a far discutere sempre e comunque. Oltre ad essere croce e delizia per allenatore, società e tifosi. Il serbo Vlahovic e il turco Yildiz sono dei predestinati, il loro talento merita sempre un discorso a parte. Il bomber di Belgrado vive la sua vita in funzione del gol: se va a segno è indispensabile, se non ci riesce molti si chiedono perché sia titolare. Per il trequartista ottomano è lo stesso: se si produce nelle sue giocate si dice che bisogna costruirgli la squadra intorno, se latita dal gioco ci si interroga sulla sua capacità di essere decisivo. Forse bisogna dare tempo ad entrambi di trovare la loro esatta dimensione, forse bisogna aspettare che il Mister trovi il modo ideale di farli coesistere. Intanto, nell’ultima gara il centravanti ha fatto comunque un prezioso lavoro di sponda e pressing e il fantasista ha innescato il terzino Savona per la rete del raddoppio. Assieme i due arriveranno formula giusta.
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