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Tre cose su….Benevento – Giugliano

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Benevento
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Tre cose su BeneventoGiugliano.

La noia

“Che noia, che barba”, lo ricorderanno con piacere e nostalgia coloro che sono nati non prima di 30/40 anni fa. Fino al più recente brano musicale sanremese (vincitore) che lo tiene inserito perfino nel titolo, “La noia”, scritta e cantata dalla poetica e struggente voce di Angelina Mango.
Insomma, 75 minuti sui 98 giocati al “Vigorito” ieri sera sono stati di una noia mortale. Nulla, ma proprio nulla, a che vedere con il ritmato brano della Mango, eh?!? Monotona, sonnolenta, stordita e, a tratti, anche fastidiosa per quanto è stato un piatto tiepido, la gara somigliava ad un brodo bollente da bere raffreddato o ad un antipasto di salumi e formaggi cocente.
Fuori luogo, inadatta. I giallorossi sono apparsi o appesantiti fisicamente o con la testa un po’ altrove (la questione “giudizio universale” sui debiti di Turris, Taranto e Messina, che potrebbe estrometterle dalla serie C, a campionato in corso, mentalmente ha inciso rispetto alle notizie che avevamo fino a qualche giorno fa? Chissà….). Sicuramente dappertutto tranne che sul collo, come avrebbe detto il buon Totò.
Alla fine della fiera, dopo più di un’ora di non gioco, il Benevento s’è fatto cogliere di sorpresa, “morendo senza morire” (appare come un campanello d’allarme, ma non è ancora una tragedia questa sconfitta).
Mentre il Giugliano, semplicemente facendo il suo senza strafare, “ha vissuto senza soffrire”, trovando Celeghin, a fregarne ben quattro di giallorossi imbambolati sul primo palo, come inaspettato e implacabile punitore. Ringraziamo Angelina Mango e Madame per il dono di queste perifrasi della loro straordinaria cumbia della noia, che, nel riflettere ad ampio respiro sulle situazioni della vita, descrive perfettamente anche quanto accaduto ieri sera.

Il sonno

Ultima d’andata e prima sconfitta casalinga della stagione per il Benevento di Auteri contro un Giugliano a metà classifica che, al momento, per com’era attualmente la situazione, nulla chiedeva in più e nulla chiede. Com’è stato possibile? Beh, prima di tutto, elemento fondamentale, mai sottovalutare cani di dimensioni notevoli che, apparentemente, dormono.
La squadra napoletana, allenata da Bertotto, è vero che arrivava da una striscia totalmente negativa nelle ultime 5 partite e da una posizione di metà classifica con prestazioni altalenanti. Ma, nonostante ciò, aveva messo in fila da agosto 7 vittorie, prima di questa giornata di campionato, una in meno, per dire, di Avellino, Monopoli e Audace Cerignola.
Cioè una in meno delle dirette concorrenti del Benevento alla promozione in B. Solo quest’elemento la rendeva un cliente pericoloso. Abbassare la guardia contro chi viene solo a difendersi (e lo ha fatto egregiamente) per poi punirti con l’unica sola munizione che ha avuto a disposizione, significa non esserci con la testa. Non è questione di una distrazione, quella può capitare, può starci. L’aspetto sotto processo comprende l’intero momento di crisi del Benevento (e la pausa natalizia arriva in un momento propizio), in tutte le sue sfaccettature: poco movimento degli attaccanti, centrocampo sgretolabile, terzini e ali che non salgono né per costruire, né per proporre o proporsi. Risultato? A parte qualche sprazzo di luce di Acampora e Talia, il nulla cosmico che invade “Fantasia”, fino ad un quarto d’ora dalla fine, dove la Strega ha ripreso le sembianze giallorosse e, probabilmente, ai punti meritava perfino di vincerla. Ma non sono più riusciti a raddrizzare la partita.

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Era già troppo tardi per risvegliarsi. Ciò non rovina un eccezionale girone di andata, in cui alzi la mano chi credeva al primo posto della Strega. Primato che, per essere consolidato, dovrà essere difeso e custodito, a partire dal dare un nome agli errori e risolverli.

I “buoni” condannati

I tigrotti gialloblu del Giugliano, con soli 3 punti, salgono fino a 27 punti dietro le spalle delle pretendenti ai playoff, mentre i giallorossi restano in vetta alla classifica con 37 punti, con il distacco dalle altre diminuito per effetto di questa sconfitta (Monopoli a -2, Avellino e Potenza a -5 e Audace Cerignola, in trasferta domani a Latina, potrebbe andare a -3).

E potrebbe ridursi ancora di più in conseguenza al mancato pagamento degli stipendi da parte di Turris e Messina. Mentre il Taranto (usiamo il condizionale) dovrebbe riuscire ad appianare i propri debiti e a non essere escluso.
Con queste notizie che abbiamo, e soprattutto senza un miracolo a cambiare drasticamente le cose, il volto della classifica di C cambierebbe solo nella sottrazione dei punti in classifica di chi ha vinto o pareggiato con le due squadre rimosse.
Con i risultati di questa giornata, il tutto resterebbe sostanzialmente immutato. Risulterebbero penalizzate di 2 punti in meno di adesso Cerignola, Crotone e Picierno a vantaggio di Benevento, Avellino, Monopoli e Potenza. Mentre il Catania volerebbe a 26 punti alle spalle di Avellino e Potenza.
Ci vuole una certa fantasia a concepire una norma che punisce chi i punti li ha conquistati regolarmente sul campo e chi, finanziariamente, è stato ineccepibile. Il condono non è assolutamente la miglior “arma” per scoraggiare l’evasione fiscale (anzi forse è l’esatto contrario, lo favorisce, “tanto poi ci sarà sicuramente un condono!”).
Ma che dal condono agli impostori passiamo alla condanna per chi è di buon esempio agli altri, francamente sembra eccessivo.

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(Foto: Depositphotos)

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