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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVENTUS – Ogni cosa al suo posto

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Juventus
Tempo di lettura: 3 minuti

La Juventus straccia il Cagliari per 4 a 0 nella gara casalinga degli ottavi della Coppa Italia 2024/25.
E’ stato un debutto nella competizione in surplace per gli uomini di Thiago Motta: i sardi non sono mai stati in partita, salvo una clamorosa occasione iniziale non concretizzata grazie alla tempestività del portiere bianconero.

Per il resto sono stati dominati per novanta minuti dai padroni di casa, mai apparsi fino ad ora cosi concreti ed incisivi. Anche se il trofeo in palio non è cima alla lista degli obiettivi, anche se gli isolani hanno recitato la parte dello sparring partner è una vittoria che fa morale.

Per la prima volta in stagione si è avuta l’impressione che la Juventus giocasse da squadra, ordinata in campo ed efficace nelle giocate. Ogni cosa al suo posto.

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Sicurezza tra i pali

Tutti in grande spolvero, insomma, a partire dall’estremo difensore. Ad inizio stagione c’erano grandi perplessità su Michele Di Gregorio.

Sia chiaro, nessuno ha mai messo in discussione il fatto che l’ex portiere del Monza si sia ampiamente guadagnato l’occasione di giocare in un grande club, dato il rendimento monstre dello scorso campionato. L’interrogativo era sulla sua capacità/rapidità di adattamento ad una realtà completamente diversa. Qualcuno diceva che una garanzia come Szczeşny era stato lasciato andare con troppa leggerezza, qualcun altro si chiedeva perché non dare i gradi di titolare ad un veterano come Perin.

E, infatti, ogni volta che l’ex capitano del Genoa fa capolino tra i pali sugli spalti si mormora di un prossimo scambio di ruoli tra i due.

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La fondamentale parata iniziale salva risultato, unita alle prodezze sfoderate in Champion’s, dimostra che l’attuale titolare ha la sicurezza necessaria per gestire qualsiasi situazione. Con tutto il rispetto per lo spessore del suo vice. Ogni cosa al suo posto.

Ruolo sperimentale

Davanti a lui il reparto difensivo della Juventus è in emergenza da inizio Ottobre, il giorno dell’infortunio di Bremer a Lipsia.
Perso il  suo leader tecnico e tattico, la retroguardia della Juventus ha visto avvicendarsi vari interpreti del ruolo, all’ansiosa ricerca del sostituto migliore del totem brasiliano.

I risultati sono stati altalenanti, il numero dei gol incassati è andato oltre il livello di guardia. L’ultima sperimentazione in materia si è vista ieri, con l’arretramento del Locatelli  al centro del quartetto difensivo in coppia con l’inossidabile Kalulu.
Certo, gli attaccanti avversari non erano esattamente dei fulmini di guerra, eppure la prestazione dell’ex regista del Sassuolo è stata più che confortante per puntualità nelle chiusure ed autorevolezza nel guidare i compagni.
Il senso della posizione, eredità di una vita passata a battagliare in mezzo al campo, può essere il suo miglior alleato per costruirsi una nuova identità calcistica in  cui trovarsi perfettamente a suo agio. Ogni cosa al suo posto.

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Armistizio con i tifosi

Ad aprire le danze è stato, come dovrebbe sempre essere o quasi, Vlahovic. Il suo destino è quello, inutile girarci intorno.
O il suo nome compare sul tabellino del marcatori oppure gli danno tutti addosso, critica e tifosi. Nel corso dell’ultimo turno di campionato anche timbrare il cartellino non gli è bastato per evitare le contestazioni della curva.
Una volta sancito un formale armistizio con la tifoseria della Juventus, il bomber serbo inizia il suo match con vigore e grinta e riesce, verso la fine del primo tempo, a lucidare il suo sinistro al fulmicotone e bucare il portiere avversario, dopo aver anche sprecato alcune occasioni.
In ogni caso sembra superare il suo antico limite, quello di sparire dal match dopo il primo errore e per tutto il corso della gara rimane sempre sul pezzo, lucido e concentrato. L’unica cosa che gli si chiede, oltre a gonfiare la rete. Ogni cosa al suo posto.

Lampo di genio

Teun Koopmeiners, invece, continua a concedersi alla platea con micragnosa parsimonia. Il suo recente passato di bulldozer tritatutto a Bergamo alimenta enormi aspettative sin dal giorno del suo arrivo a Torino.
Aspettative che, ad oggi, aspettano ancora di essere soddisfatte. Il suo bolide dalla distanza, la punizione con cui ha raddoppiato il vantaggio dei suoi, è il lampo di un genio? Si vorrebbe tanto che fosse la prima risposta a chi maligna su di lui da mesi.

Lo si vede come un computer dalle prestazioni assolutamente ordinarie: solo le opportune correzioni apportate al suo software da un minuzioso manutentore gli hanno consentito, per almeno un paio d’anni, di andare a manetta.
Ci si augura che oggi, Thiago Motta, cosi come il suo vecchio mister Gasperini, riesca a trovargli l’idonea collocazione tattica. Ogni cosa al suo posto.

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Volare sulle fasce

E infine loro, le due sguscianti ali arrivate a fine mercato per far cambiare marcia alla squadra nelle giocate sugli esterni.
Il primo, il portoghese Conceição, è diventato ormai la chiave di volta dell’intera manovra offensiva. Quando si entra in possesso palla i compagni cercano subito di indirizzarla a lui.

E il folletto lusitano, una volta agganciata la sfera, è una certezza. Si invola con il suo bruciante guizzo, punta il controllore diretto senza paura, ne fa fuori anche un secondo senza problemi e crea occasioni da rete a ripetizione.
Segna anche in prima persona, come ieri su assist del suo omologo, l’argentino Gonzalez che, tanto per gradire, mette la firma anche sul quarto gol, a riprova che, in questa squadra, può starci a meraviglia al netto degli infortuni. Ogni cosa al suo posto.

(Foto: Depositphotos)

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