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Il “caso” curve allo Stadio San Paolo, la testimonianza di Carlo Tarallo: “Vietata anche l’aggregazione tra tifosi, è assurdo rischiare un Daspo per questo tipo di regolamento”
“Si è felici soltanto quando i piaceri e le passioni sono soddisfatti“: Lo sanno bene i tifosi, nelle loro emozioni, uniti nel divertimento e nelle aggregazioni. Il Napoli da sempre, nelle sue apparizioni allo Stadio San Paolo, ha potuto fare costante affidamento sull’apporto dei suoi sostenitori, un tifo “caldo” e riconosciuto in tutto il mondo per la sua abnegazione viscerale ed appassionante.
Pochi mesi, da inizio settembre ad oggi, sono scivolati via, rappresentati da stupore, costernazione e protesta.
La propria voce in molti la fanno sentire dall’esterno. I tifosi azzurri dei cosiddetti “settori popolari” delle Curve, sia appartenenti ai gruppi organizzati che non, vivono un incubo che dura da troppo tempo e che grida una via d’uscita. Un ritorno alla normalità, che si traduce in uno slogan “Liberi di tifare” che prendiamo in prestito per esprimere il concetto, che coinvolge tra l’altro, non solo gli ultrà, ma anche chi vuole acquistare il biglietto per un singolo evento. Le Curve sono assediate da un regolamento che man mano le ha svuotate, trincerandole dietro un silenzio tombale e “rumoroso”. Il silenzio in alcuni casi fa rumore e denota un disagio.
Non è più uno stadio amico: Il catino di Fuorigrotta ad oggi è una casa tristemente vuota, spremuta nel suo cuore pulsante suddiviso tra Curva A e Curva B. Al centro dell’attenzione c’è il regolamento d’uso del San Paolo, presente da qualche anno, ma che dall’inizio dell’attuale stagione agonistica, la SSC Napoli e le istituzioni preposte, hanno deciso di applicare alla lettera. Multe salatissime e Daspo – quest’ultimo in caso di recidiva o infrazioni più gravi – nel caso si occupi un posto differente da quello segnato sul proprio biglietto, si scavalchino le transenne o si verifichino irregolarità ai tornelli (giusto per citarne alcuni).
Il nostro intento non è quello di schierarsi ma bensì di portarvi una testimonianza, andiamo per ordine:
LE NORME DA RISPETTARE E LE SANZIONI PREVISTE IN CASO DI INFRAZIONE
Ogni tifoso ha infatti segnato sul biglietto o sul proprio abbonamento un numero che corrisponde al posto nel quale si deve sedere durante le gare. Dopo i lavori di ammodernamento dello Stadio San Paolo, in occasione della manifestazione delle Universiadi tenutasi la scorsa estate, per la prima volta, sono state numerate anche le curve e i distinti – al pari delle tribune dove già esisteva la normale numerazione. Inoltre il nuovo stadio ha al suo interno installate delle moderne telecamere di video sorveglianza dotate di riconoscimento facciale. E proprio grazie a queste telecamere, sono stati individuati i tifosi che non hanno rispettato il segnaposto. Identificati dai filmati, hanno visto recapitarsi a domicilio una multa pari a 166,66 euro, ovvero la cifra ridotta da pagare entro sessanta giorni, con un ammenda che va dai 100 di importo minimo ai 550 euro di importo massimo, un vero salasso.
CARLO TARALLO, UN TIFOSO COME TANTI INTERPELLATO DA LE BOMBE DI VLAD, ESPRIME TUTTO IL SUO DISAPPUNTO:
Abbiamo avuto il piacere, a tal proposito, di farci una chiacchierata con Carlo Tarallo, giornalista de “LaVerità” e grande tifoso del Napoli, frequentatore della Curva A.
Vi riportiamo la sua testimonianza, fornitaci con un velo di malinconia, per quelli che, come lui, hanno dovuto abbandonare le gradinate per non rischiare di vedersi recapitare provvedimenti sanzionatori e disciplinari, che, rischierebbero di ledere anche la propria immagine:
“Sono affranto credetemi! Sono costretto a guardarmi la partita da casa perché quest’anno hanno voluto dilapidare una passione. Frequentavo la Curva A, quando mi capitava di voler sostenere la mia squadra del cuore, mi recavo sempre nella A con i miei amici di sempre“.
Carlo, appartieni a qualche gruppo organizzato? “Non appartengo ad un gruppo organizzato, tra l’altro per lavoro, non riuscivo sempre ad essere al San Paolo, ma quando potevo non facevo mancare il mio sostegno. I miei amici sono abbonati e l’applicazione del nuovo regolamento mi vieta di potermi vivere i novanta minuti al loro fianco“.
Come mai? ” Il discorso è semplice, da non abbonato ogni qual volta devo acquistare il biglietto per il singolo evento, non riuscirei mai ad avere il posto che mi permetterebbe di sedermi di fianco ai miei amici. Ritengo la Curva un settore popolare, dove da sempre, ognuno poteva scegliere dove sedersi anche in virtù del fatto che, come ben sappiamo, al centro ed in alcuni punti precisi della stessa, si lasciavano liberi i posti per i gruppi organizzati. Nessuno lamentava questa prassi, ma il concetto di fondo che mi sento di esprimere è ancora un altro: Se mi siedo al fianco dei miei amici, non credo di infastidire nessuno, non siamo al teatro! Bisogna conoscere il tipo di ambiente che esiste in curva, siamo tutti consapevoli che possiamo distribuirci nel miglior modo possibile senza ostacolare nessuno”.
“Io non posso recarmi al San Paolo e per sostenere gli azzurri, vedermi recapitare a casa una multa salatissima di 166 euro. Addirittura rischio il Daspo se vengo più di una volta scovato dalle telecamere invece che al mio posto, magari una fila dietro, o qualche posto di fianco. Io capisco il rispetto delle regole, ma si deve studiare la formula giusta per far tornare i tifosi ad affollare le curve, che ora sono desolate, perché in tanti come me hanno ormai abbandonato l’idea di andare allo Stadio. Dietro ad ognuno di noi ci sono sacrifici sia in termini economici che di impegno, io da San Sebastiano al Vesuvio, non posso più pensare di recarmi a Fuorigrotta e rischiare un Daspo! Ho un’immagine ed un lavoro da tutelare, e reputo tutto questo assurdo ed inconcepibile nell’applicazione soprattutto”.
Cosa ti aspetti per far tornare il sereno e dunque, agevolare il rientro i tifosi nelle curve?: “Mi aspetto dialogo, soprattutto tra le istituzioni, una presa di coscienza che porti ad ognuno di noi che lo desideriamo, di poterci recare allo Stadio senza rischi. Abbiamo sicuramente il dovere di rispettare le regole, ma anche che le stesse ci consentano di poterci vivere l’evento con chi desideriamo, fianco a fianco. Il calcio è uno sport che crea entusiasmo, ci distrae dallo stress che già la vita quotidiana ci riserva, il mio appello è questo: Non ci private della nostra passione!“.
Le parole di Carlo Tarallo, che ringraziamo per la testimonianza, indubbiamente richiedono una riflessione, attenta ed accurata, affinché questo incubo di fine 2019 inizio 2020, possa essere solo un lontano ricordo. Il San Paolo ha bisogno di affollarsi, di tornare alle sue origini che lo hanno reso l’impianto tra i più invidiati del mondo per passione e calore. Nel momento in cui riportiamo la testimonianza di Carlo, che avvalora ancora una volta l’esigenza di un dialogo costruttivo volta alla risoluzione del problema, va ricordato che la SSC Napoli e le autorità, stanno studiando le opzioni possibili da attuare in tal senso.
Il dodicesimo uomo in campo per ora è disertore, ma brama il ritorno e lo richiede a gran voce.