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CORNER CAFE’ – Calciatori “veline”, l’esempio da dare al prossimo
Calcio e social, il braccetto che non t’aspetti, verrebbe quasi da dire. O forse no: il pallone è da sempre spettacolo, e sarebbe incoerente – o, anzi, antiscientifico – affermare che i social stessi non siano la maggiore cassa di risonanza attuale, per rimandare l’immagine di una persona.
Prima su Facebook, poi Twitter ed Instagram: qualunque sportivo di fama ha un proprio account, seguito e gestito in maniera più o meno costante. Ed è così che su ogni bacheca spuntano foto, post, stories e fotografie: l’iconografia di personaggi che vivono a trecentosessanta gradi, e non solo di domenica in domenica. Mertens come Ronaldo, Pjanic come Jorginho, e poi Sterling, Alisson, Lautaro, Vinicius jr. e chi più ne ha, più ne metta.
Strumento di informazione, così come di sozzura. Ed è importante, soprattutto per loro, imparare da che parte riflettere perché, diciamocelo, passare dall’idolatria della folla alla gogna mediatica è uno schiocco di dita.
Da sempre i calciatori sono icone, idoli della folla, e sopratutto in momenti critici come quello che l’intero pianeta sta vivendo devono farsi carico delle aspettative in loro riposte. Perché, volente o nolente, è un mondo che si sono scelti; sapevano, in pratica, dei diritti e dei doveri a cui sarebbero stati sottoposti.
E’ per questo che ripugno l’idea di molti di scappare via, come ad esempio ciò che è accaduto con Pjanic, o con Khedira, ma anche l’assalto ai supermercati di Callejon e Ospina. Chiariamo un punto: seppur idoli, si è pur sempre uomini; gli uomini sbagliano, presi dalla necessità dell’essere umani. Uomini che hanno semplicemente rinunciato ad essere eroi. Perché, seppur in casa propria Clark Kent rimane Clark Kent, con un piede fuori diventa superman. E questo accade sempre.
E’ bene saper differenziarsi tra veline ed eroi, veicoli inconsapevoli di messaggi importanti, seppur indiretti. Il modo in cui si agisce, ciò che si fa e ciò che viene ripugnato: tutto viene preso e filtrato dalla massa, osservante ma anche critica, che prende per buoni o cattivi comportamenti e atteggiamenti. Si è calciatori, è vero, ma si è anche eroi; altrimenti, non si è null’altro che veline – nel senso treccaniano del termine: dal bel visino, dalla vita d’élite e dalle sponsorizzazioni alle immagini – la pubblicità, croce e delizia figlia del web. Belli e vuoti, in pratica.
E se, da un lato, fanno riflettere le parole di un uomo tutto d’un pezzo come Pino Taglialatela, che chiede professionalità anche nei minimi particolari – come, alle volte, è giusto che sia, io ne voglio smorzare un po’ l’opinione, lasciando spazio a più ampi comportamenti. L’importante, di fatto, è solo capire che si è anche esempi. E, in questo senso, impegnarsi di più anche in quello.