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#LBDV – Inter: i 10 anni da quella vittoria contro il Barça

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Tifosi interisti: allacciatevi le cinture e tenetevi forte. Sì, perché tornare indietro di dieci anni e rivivere quanto accaduto riempie il cuore di gioia ma nello stesso tempo di una certa malinconia. Un decennio non proprio esaltante, punito da un contrappasso forse smisurato nonostante la grande soddisfazione del Triplete, la cui partita manifesto è senza dubbio quella semifinale di andata contro il Barcellona. Forse quella fu la partita che permise all’Inter di portare a casa la Champions dopo tantissimi anni. E da allora un periodo lungo di mortificazioni e stravolgimenti di fronte che hanno portato alla nuova era Suning, che pian piano sta ricostruendo un certo blasone. Ma ritorniamo lì in quella che viene definita dall’unanimità la partita più importante della storia recente interista.

LA CRONACA DI UNA PARTITA EPICA

Su una partita del genere, già di per sè importante, si potrebbe scrivere un libro. Facciamo ordine e partiamo dagli antefatti. Che sarebbe stata una trasferta particolare, Guardiola&Co lo capirono fin da subito, soprattutto quando si videro costretti a raggiungere Milano in autobus. In quelle settimane l’Europa era bloccata dall’eruzione di un vulcano islandese ed il traffico aereo era completamente ibernato. Viaggio in treno? Macchè! In Francia pensarono bene, e si fa per dire, di mettere al collasso il sistema ferroviario con uno sciopero, rendendo così impossibile anche la trasferta in treno. L’unica via di uscita era proprio il bus: furono per la precisione due i pullman utilizzati proprio per garantire quanto più comfort possibile.

Certo, dire che i meriti di quell’Inter vanno riconosciuti soltanto alle ceneri del vulcano in eruzione non è proprio esatto. A quei tempi il Barcellona era una corazzata inarrestabile, portava avanti il rivoluzionario tiki-taka e sulla carta era in vantaggio rispetto ai nerazzurri.

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Un pronostico non rispettato, in quanto in quella serata del 20 aprile 2010 la squadra nerazzurra fece impazzire San Siro. I padroni di casa rimontarono l’iniziale rete degli ospiti (Pedro il marcatore) con i gol di Sneijder, Maicon e Milito. 

Un 3-1 non rassicurante in vista del temuto ritorno al Camp Nou, in cui il buon Josè Mourinho non si fece particolari problemi a schierare il classico pullman (per sua fortuna, non servito per raggiungere la città catalana) davanti alla porta. E la missione di staccare il pass della finale del Bernabeu fu portata a termine con il più classico 0-0 di sfondo catenacciaro, con il conseguente finale di stagione che ormai tutti conosciamo.

Da allora, sono iniziati i problemi degli ultimi anni dell’Inter, squadra premiata con l’indimenticabile triplete che svuotò le teste da ogni motivazione possibile.

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IL TORMENTO DOPO L’APICE

Il problema dell’Inter fu appunto quello di rimettere assieme le tessere di un puzzle scomposto dalla tripla gioia della stagione 2009-2010. Il tecnico portoghese si ritenne sazio e decise di porre fine alla sua esperienza a Milano, con quelle lacrime nel post match di Madrid che ormai tutti ricordano.

Da allora partì una ricostruzione difficoltosa e travagliata. Il presidente Massimo Moratti si affidò all’esperienza di Rafa Benítez, salvo poi quest’ultimo tirarsi indietro dopo la vittoria nel Mondiale per Club. Un fatto che già iniziò a far capire che il percorso di transizione si sarebbe rivelato molto lungo e, soprattutto, impervio. La stagione si concluse con Leonardo come allenatore che portò a casa la Coppa Italia, ultimo trofeo in ordine cronologico della storia a tinte nerazzurre.

L’anno dopo fu la volta di Gian Piero Gasperini che grazie ai risultati sulla panchina del Genoa ebbe la sua prima grande opportunità in un club di livello. Il feeling rimase imploso, con il tecnico che ancora oggi non risparmia velenose frecciatine quando ricorda quella parentesi durata appena quattro giornate. A lui subentrò Claudio Ranieri e poi ancora Andrea Stramaccioni che, scelto in prima battuta per essere il classico traghettatore, rimase anche nella stagione successiva.

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Nel frattempo i conti della squadra nerazzurra sono sempre più in rosso, rendendo inevitabile i tagli di una rosa che man mano stava perdendo di valore, ed i risultati ne sono una inconfutabile prova in tal senso. Una crisi che ha accelerato il passaggio di consegne all’indonesiano Erick Thohir. Sotto la guida di quest’ultimo le cose non cambiano. Anzi, le rosee aspettative vengono completamente disattese ed il progetto non riesce ad avere continuità. E lo dimostrano infatti i sei allenatori in appena cinque anni della sua gestione societaria.

Sotto la guida di Luciano Spalletti avviene l’altra cessione di società che vede l’Inter approdare nel mondo Suning. Una vera rivoluzione che porta dei nuovi venti dal respiro internazionale. La crescita del brand, sotto la guida del presidente Zhang, è stata fin da subito al centro di ogni strategia societaria. Una mossa che sta iniziando a pagare, tant’è che la squadra sta ricominciando ad essere di primissimo livello e sta ritornando a lottare per i posti nobili della A, in particolare in questa stagione con il tecnico Antonio Conte.

Su di lui la società conta di costruire il futuro della nuova Inter. Un futuro che dovrà essere di tutt’altra pasta rispetto agli ultimi anni non all’altezza di una storia vincente qual è quella nerazzurra. La speranza e la volontà di tutti è quella di tornare a sognare e a vincere, magari proprio come in quelle notti di 10 anni fa che rimangono scalfite nella mente del tifo nerazzurro.

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