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CORNER CAFE’ – Ipocrisia e accanimento terapeutico

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“Vedi Napoli e poi fuori” titolava ieri Massimo Gramellini nel suo Caffè. Parla, lui, di esperimento scientifico: in quanto si impazzisce, restando chiusi in casa? Alla fine si è impazziti per davvero, e lo si è fatto di gioia – almeno, per la maggior parte. L’esperimento ha avuto in più un altro fine: ha visto scendere in campo anche gli indignati. Mai manchevoli di far sentire la propria voce, richiamando l’attenzione ai pulpiti di santità. Perché di questi tempi il folklore dev’essere messo da parte: non c’è festa che tenga. In maniera particolare se fatta a Napoli. I santoni hanno emanato il verdetto, rei i napoletani come reo è Sergio Sylvestre: come si permette, di emozionarsi e sbagliare l’inno?

La colpa di Sergio, però, è forse quella di essere un uomo nero – questo, d’altro canto, è un altro discorso. La colpa di Napoli è forse, però, quella di aver vinto la Coppa Italia. Perché, è ovvio, a parti invertite nessuno a Torino sarebbe sceso in piazza. Sarebbero andati in giro con mascherina e guanti, rispettando norme sociali e metro di distanza, gomitandosi felicemente. Mica c’è folklore, da quelle parti. Ricordo di gilet arancioni, di vaccini e 5G; ricordo di una manifestazione, dove un leader di un partito ha tolto la mascherina per scattare una foto insieme ad una fan: la politica, del resto, si fa a suon di sorrisoni ben in mostra. Ma lì il problema mica sussisteva. Non so dire se questo accanimento terapeutico ha sortito qualche effetto. Di certo, ammirerò la franca rispettosità di Torino, o di Roma, una volta terminato il campionato: ci saranno guanti, mascherine e gomitate di gioia. 

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