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Che fine hai fatto, Pipita?

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“Che fine hai fatto, Pipita?” è la domanda che tanti, tantissimi tifosi della Juventus si pongono. E non da ora, né da qualche settimana. Gonzalo Higuain è andato via, durante la pandemia, per stare vicino alla madre malata; una scelta che ha suscitato sentimenti controversi, anche se giustificabili. Il problema, per Gonzalo, è che dall’Argentina lui non è mai tornato.

Settanta minuti contro il Lecce. Giocati ad alto, altissimo livello, con un goal a coronare una sontuosa prestazione. Pochi lo sanno fare come il Pipita, è un dato di fatto. Ma un singolo sprazzo di talento non può schiarire un cielo non più terso da mesi, ormai. Gonzalo in campo ci va poco, ancor meno dei giorni antecedenti al lockdown. E in campo risulta stanco, fuori contesto, lontano dalla voglia dei compagni in campo. Una voglia che pare aver smarrito da tempo. Lo si nota dalla gestualità, dai rigagnoli di sudore sul volto, dallo sguardo: quello di un leone tanto anziano quanto smarrito.

Le poche partite che attendono ancora la Juventus saranno il suo personale giro di boa. L’ultima stasera in campionato, contro la Roma, e poi il ritorno di Champions a Torino, contro il Lione. Il suo presente, al momento, non è noto: i giallorossi se lo ritroveranno contro in campo, probabilmente; ma è una scelta forzata dall’assenza di – uno splendido, quest’anno – Paulo Dybala. Il futuro invece appare segnato: la Juventus non sa che farsene di un calciatore economicamente importante, ma i cui frutti sono ormai marciti. Ha dato lui il via libera, la ricerca di un nuovo club, nessun veto alla cessione. Nessun addio tra lacrime, quanto più un frettoloso saluto con un seguente sospiro di sollievo. Chi piangerà di certo sarà il tifoso bianconero, il cui attaccamento al Pipita fa ancora sognare notti da attore principale, più che da impalpabile controfigura. C’est la vie, niente è immutabile. Nemmeno Gonzalo.

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E’ qui che il suo personalissimo giro di boa acquista ancora più valore. Prendersi il campo, la titolarità e queste ultime gare, rendersi ancora una volta fondamentale a Sarri, che tanto l’ha amato e poi scaricato; far vedere che è ancora lì, quell’Higuain da trentasei goal in campionato, ardente spirito dentro un corpo che non vuole più saperne di esserlo. Per ridar pensieri – difficile, ma non impossibile – alla Juventus, o per far riavvicinare club a lui prima interessati. Per dare un’ultima scossa ad una carriera da potenziale primatista, ma che ha avuto troppi alti e bassi per poter definirla appagante.

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