Angolo del tifoso
ANGOLO JUVE – American Dream
Durano poco i festeggiamenti quando si è alla Juve. E meno male aggiungerei, perché l’obiettivo successivo è sempre lì, dietro l’angolo, e da almeno dieci anni a questa parte il tempo per festeggiare è poco e va sfruttato al meglio. Ma nulla vieta di continuare a gioire in campo per la vittoria in Supercoppa di qualche giorno fa. E quale campo migliore di quello di casa nostra.
Per il lunch match della domenica ospitiamo il Bologna di Sinisa Mihajlovic, e Mister Pirlo decide che per questi giorni con gli esperimenti basta così: la formazione del tecnico bianconero è assolutamente sovrapponibile a quella che ha battuto il Napoli, eccezion fatta per Federico Chiesa, tenuto completamente a riposo. Occasione d’oro per Bernardeschi, il Federico più bistrattato dell’universo bianconero che ha l’occasione di rimarcare a lettere cubitali quanto la sua buona prestazione della notte del Mapei Stadium non sia stata un caso.
Pronti via, nella mia Roma diluvia ma a Torino c’è un sole splendente, lo stesso che illumina le giocate di un centrocampo di cui vorrei ancora parlare sommessamente perché nulla è mai deciso da un paio di partite buone, ma dopo quindici minuti Arthur ricorda a tutti noi che non è affatto il caso che veda la panchina. Il brasiliano insacca alle spalle di Skorupski dalla distanza, e finalmente sembra che qualcosa stia andando per il verso giusto in mezzo al campo.
Ma per qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio. Bernardeschi fa spesso e volentieri tutto giusto, trovandosi a tu per tu con il portiere rossoblù e dimenticandosi improvvisamente (o forse nemmeno troppo improvvisamente) come si colpisce un pallone, sparando oltre i confini della Continassa un pallone meraviglioso messo sui suoi piedi da Wes McKennie.
L’americano. Sembrano passati secoli dal tradizionalissimo “ma chi è?” di quelli a cui se non porti Messi, Lewandovski o Haaland allora Paratici vattene, eppure questo ragazzo sembra conoscerlo da una vita, almeno da quando abbiamo nuovamente una parvenza di centrocampo.
Che quest’oggi vi dirò, sembra tale anche un certo Lolo Bentancur, ma il Bologna non si fa affatto intimidire, con un Orsolini in grande spolvero, che impensierisce non poco il portierone polacco lato bianconero.
Ma magari fossero solo Orsolini e Soriano i problemi di Tek Szczesny. A pochi minuti dall’inizio del secondo tempo, il mio MVP di sempre Juan Cuadrado tenta anche l’assalto alla sua stessa porta, con un colpo di testa da attaccante vero con l’intenzione di sventare il tentativo di goal da parte del Bologna su un cross di Schouten. San Wojciech, che sono sicura sia venerato sia in Polonia che in Italia, con un riflesso felino mette fuori il pallone, e se la ride di gusto davanti al povero Cuadrado inebetito che già si sentiva colpevole del pareggio. Ma aveva dimenticato chi abbiamo in porta, ed inutile dire che al sorriso di Tek sono scoppiata a ridere anche io.
Le occasioni si alternano da un lato e dall’altro, in un secondo tempo che inizialmente sembrava dare più aria al gioco del Bologna, molto più presente nella metà campo avversaria della Juve che cominciava quel pericolosissimo periodo lassista, lo stesso che tante volte ci ha fatto rimpiangere l’intervallo.
Poi però lo zio d’America ci ha portato i bastoncini, quelli che vediamo solo nei cartoni animati, a strisce bianche e rosse. Wes McKennie svetta, in telecronaca dicono non sia altissimo, un metro e ottantacinque di non altissimo che ci mette il testone su un calcio d’angolo. Wes McKennie e Joe Biden, che meravigliosa settimana a stelle e strisce.
E Cristiano? A provare ci prova, dalla distanza, davanti a Skorupski, su punizione. Ma anche questa si abbatte contro la barriera: una di quelle maledizioni che sembravano esser state spezzate, ma che a quanto pare hanno ancora bisogno di un controsortilegio, direbbe Enzo Decaro. Intanto Pirlo si rende conto che si comincia a sbadigliare in area, e decide che per Bernardeschi possa bastare, buttando dentro Morata. Il ritmo cambia, accelera, vanno a sedersi anche Arthur e Kulusevski, autore di una prestazione non brillantissima, dentro Rabiot e Ramsey. E sapete per chi c’è tempo? Per gli n chili di muscoli e capelli biondi di Matthijs De Ligt, finalmente fuori dall’incubo Covid, finalmente di nuovo a proteggere la porta di Tek.
Che al suo cinquantesimo clean-sheet in bianconero, si protegge già molto bene da sola, direi.
Post Scriptum: Gianni Agnelli ci lasciava il 24 gennaio del 2003. Vi auguro di trovarvi qualcuno che vi ami almeno un decimo di quanto lui ha amato la Juve.